LA MADONNA CHE SCAPPA
La Madonna che scappa in piazza è una delle manifestazioni più importanti che si tengono a Sulmona.
Dai documenti pervenutici dagli archivi locali e non, si può affermare che la rappresentazione sia anteriore al 1860[4].
Quella sulmonese, infatti, si lega ad una serie di manifestazioni religiose diffuse in tutta Italia che presentano caratteri simili tra loro. Se ne hanno testimonianze ad Asti, Caltagirone, Capri, Mazara del Vallo, Castelvetrano, Corropoli ecc. A legare i riti è il tema centrale dell’incontro tra Madre e Figlio e la presenza delle statue della Vergine, Cristo risorto e di figure di Santi o in alcuni casi di angeli che si apprestano a recare l’annuncio della resurrezione.
La manifestazione sulmonese differisce comunque da tutte le altre per un tratto peculiare, quello della corsa compiuta dalla Vergine in seguito al riconoscimento del Figlio; questo elemento la rende più vicina alle rappresentazioni che si svolgono in alcune “località siciliane denominate Aurore”.
Mentre nella piazza dominano la confusione e un’ebbrezza frizzante, sul lato orientale, nella chiesa seicentesca di San Filippo Neri un’altra dimensione regna, quella della sacralità. Qui la Vergine Maria è chiusa nel suo dolore e vestita a lutto non può far altro che compiangere il Figlio morto, immolatosi per salvare l’umanità.
Oltre alla presenza della statua della Madonna il rito vede la partecipazione di due santi, San Pietro e San Giovanni, che hanno il compito di annunciare alla Vergine che suo Figlio è risorto.
Le statue, precedute da una lunga fila di portatori di lampioncini e portate da “quattro lauretani[6]”, arrivano nella piazza alle 11.30 ed iniziano ad avanzare verso la chiesa di San Filippo, dove si arrestano sulla soglia.
La tradizione prevede che, prima che la Vergine esca dal luogo in cui si è ritirata, siano tre le chiamate fatte dai santi per annunciare la resurrezione di Cristo.
Il primo a bussare al portone della chiesa è San Giovanni, ma a questa prima chiamata la Madonna non risponderà. Il secondo tentativo è quello di Pietro, che ottiene lo stesso risultato fino a quando con il terzo tentativo, fatto di nuovo da San Giovanni (l’apostolo prediletto da Gesù), il portale si apre.
A questo punto la Vergine, ancora non del tutto persuasa dalle parole degli apostoli, esce dal luogo di preghiera recandosi lentamente al centro della piazza, scortata a distanza dalle statue dei Santi.
La Madonna procede con la stessa andatura lenta fino all’altezza del Fontanone (più o meno alla metà della piazza) in un’atmosfera di suspance e trepida attesa dei partecipanti.
E mentre la tensione sul volto dei Confratelli sale insieme alla loro concentrazione, all’altezza del Fontanone la Vergine scorge il Figlio risorto e inizia la sua folle corsa per ricongiungersi a Lui che La aspetta trionfante alla fine della piazza, sotto un baldacchino rosso posto tra gli archi dell’acquedotto.
Mentre la Madonna compie la sua corsa speranzosa anche il suo aspetto muta: il manto nero cade lasciando emergere il vestito verde, sulla mano destra il fazzoletto bianco, che accompagnava il corredo da lutto, lascia il posto ad una rosa rossa, mentre dodici colombe bianche si librano in volo accompagnate dal rimbombo degli spari dei mortaretti[7].
Applausi, spari e volo delle colombe esplodono in un clima di partecipazione generale e commozione, poiché questa è una rappresentazione che riesce a toccare le corde dell’animo umano, chiamando in causa valori più autentici, come il profondo legame che lega una madre a suo figlio.
Durante tutta la rappresentazione quei simulacri simbolici sembrano avere vita propria, quella Vergine sembra aver pianto e sofferto davvero per la morte di suo figlio ed ora, dopo averlo ritrovato, appare felice di aprirsi di nuovo alla vita. Una volta avvenuto l’incontro queste tornano ad essere delle semplici statue e vengono disposte per prendere parte alla processione cittadina alla quale partecipano le Autorità e tutte due le Confraternite.